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Alimentazione sana

La dieta chetogenica nella terapia del Covid-19

Il decorso della malattia da Sars-Cov 2 potrebbe essere meno grave grazie alla dieta. Lo hanno sperimentato il prof. Sukkar, Direttore responsabile UOD Dietetica e Nutrizione Clinica e l’infettivologo prof. Bassetti del Policlinico San Martino di Genova.

I medici dell’ospedale San Martino hanno sviluppato un protocollo dieto-terapico basato sull’assunzione di una dieta chetogenica eucalorica (EKD). Si tratta di una dieta normoproteica, con un ridotto quantitativo di carboidrati, compensato da una maggiore assunzione di grassi, priva di restrizioni caloriche, controindicate in caso di malattia. Il protocollo è stato testato su 34 pazienti ricoverati all’ospedale, per una durata di 3 mesi.

L’esito è stato positivo: si sono verificate una riduzione della mortalità e della necessità di ricovero in terapia intensiva.

L’intuizione è nata dall’analisi delle complicanze del Covid-19: i pazienti che presentano un quadro clinico particolarmente grave arrivano a soffrire della sindrome da tempesta citochinica (CSS), impattante sull’intero organismo. Ma cos’è? Si tratta di una risposta esagerata del sistema immunitario.

All’inizio dell’infezione, i macrofagi di tipo M1 producono e rilasciano nel sangue le citochine infiammatorie, molecole che fungono da “sistema di allarme” e coordinano la risposta immunitaria. Sono un importante strumento del nostro organismo e, in condizioni normali, servono per richiamare le cellule del sistema immunitario da tutto il corpo alla zona dove si trova l’infezione.
I macrofagi di tipo M1, dopo aver prodotto le citochine, cambiano e diventano di tipo M2, cellule spazzine che ripuliscono il “campo di battaglia”. Quando il patogeno viene sconfitto e l’infezione finisce, le citochine smettono la loro funzione e tutto torna alla normalità.

Ma, quando si verifica la CSS, questo sistema va fuori controllo.
Le citochine continuano a funzionare e a segnalare l’infezione, stimolando l’arrivo di grandi quantità di cellule immunitarie. Queste cellule si accumulano nei vasi fino ad ostruirli e possono causare la mancanza di ossigeno agli organi. Il sistema immunitario inizia a produrre molecole tossiche, con lo scopo di attaccare le cellule infette, queste molecole durante la CSS sono così tante che possono colpire gli altri tessuti dell’organismo e scatenare la coagulazione del sangue, causando danni ai polmoni e insufficienza respiratoria fino a portare alla morte.
I macrofagi M1, quando parte l’infezione, cambiano il metabolismo e diventano dipendenti esclusivamente dal glucosio come fonte energetica. Questa peculiarità può permetterci di agire sulla dieta per colpire il metabolismo di queste cellule.

Un regime alimentare povero di glucosio, la dieta chetogenica, potrebbe ridurre quindi la produzione di citochine infiammatorie.
Il regime alimentare EKD, oltre a contrastare la produzione di citochine, aiuta il nostro organismo a contrastare la malattia anche in altri modi. Favorisce l’azione dei macrofagi M2, poiché i grassi contenuti nella dieta sono la loro principale finte di energia, e la produzione di interferone di tipo I, una proteina che ha funzione antivirale.

La sperimentazione già pubblicata è ancora in corso di validazione su un campione più ampio e su larga scala. Bisogna fare attenzione a somministrare la dieta chetogenica sotto controllo medico, in particolare, è controindicata per le persone in terapia insulinica. Ma la facilità di applicazione del trattamento dieto-terapico e i costi estremamente bassi lo connotano come un valido protocollo da applicare durante la terapia del Covid-19.

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